giovedì 6 febbraio 2014

L'interprete ben temperato

Li ascolto, li comparo. Il clavicembalo ben temperato eseguito da Richter e quello di Gould, gli altri - devo essere sincera - non riescono a donarmi lo stesso rapimento. Nella comparazione si annida il mistero della fedeltà e della libertà ad un'opera d'arte. Sembrano due spartiti diversi, si fatica a riconoscere gli stessi segni. Richter coglie un coinvolgimento a tratti oscuro che per chi, come me, è abituata ad ascoltare Bach nella nitidezza gouldiana. Il pianoforte di Richter sembra un organo, quello di Gould un clavicembalo, due suoni che evocano orizzonti di senso assai diversi. Trovo meraviglioso che anche le geometrie bachiane, quell'universo armonico che è una delle creazioni umane più vicine alla perfezione, siano aperte, talmente indeterminate su alcuni punti da lasciare due interpreti geniali liberi di fare parlare i segni sul pentagramma in modo differente.
Cosa scegliere?
Lì è il gusto, l'estetica, la visione filosofica probabilmente. Tentenno, ma poi arrivo al preludio X del primo libro, il mio preferito, quello che riesco ad ascoltare in automobile con una trentina di repeat,fino a quando arrivo a lavoro. Lì scelgo. QUesto preludio mi sembra scritto con note che solo Gould ha letto. Non lo amo suonato da Richter, da Pollini o da Gulda. Solo gusto personale, si intende, non ho l'ardire di fare la musicologa. C'è, e sembra strano a dirsi, una sensualità sommersa in quel preludi che paradossalmente solo i più ascetico dei suoi interpreti ha colto. Trattiene sulla corda l'ascoltatore, solletica i suoi sensi con un suono smorzato, ma sai già che è pronto il mobvimento, che lui lo sta rallentando solo per farti desiderare con più forza quel fuoco. Solo Gould lo interpreta così. Pensavo che quella della sensualità di Gould nel suonare Bach fosse una mia fantasia, una percezione viziata da chissà quali romanzi. Mi sono sorpresa quando ho letto le parole di Rami Bahrami: «Quell'erotismo che manca del tutto nella persona di Gould e nella sua stessa personalità lo ritroviamo, invece, nelle sue interpretazioni, tanto che nei momenti più felici arriviamo a essere coinvolti in un amplesso totale di valori musicali e di amalgamati contrappunti».
È incredibile, ho pensato, con lo stupore di quando una nostra intima percezione ci viene rivelata da qualcun altro e scopriamo che esula dalla nostra soggettività, per divenire realtà.
La musica è suono, ma il mistero è che il suono non proviene solo dai segni; c'è qualcos'altro, Glenn, che hai trovato scritto?

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